La tavola rettangolare presenta la Vergine coronata con l’aureola a rilievo raggiato seduta su di un trono ligneo, con in grembo il Bambino tunicato e con dei sandalini allacciati in cuoio, in posizione frontale secondo la tipologia bizantina della Nicopeia, in greco apportatrice di vittoria, iconografia che allude alla futura risurrezione del Salvatore del mondo.
Ai lati del trono sono disposti due santi, raffigurati di dimensioni più piccole in modo da dare maggiore rilievo al gruppo della Madonna col Bambino, di difficile identificazione perché gli attributi iconografici sono troppo generici: quello a sinistra è abbigliato con una tunica rossa e un libro nella mano sinistra, mentre quello a destra indossa una veste azzurra ricoperta da un manto rosso, con berretta in testa e in mano tiene un libro.
Grazie al restauro del 2001 è stata recuperata larga parte della figurazione, rimanendo purtroppo illeggibile la parte inferiore della tavola per le vaste cadute di colore causate dalle pessime condizioni conservative subite in passato e per le ripetute ridipinture eseguite tra fine Settecento e inizio Ottocento.
La tavola è pervenuta al Museo dalla Chiesa di santa Maria a Bagnano, ma non è escluso che essa sia stata eseguita per la Chiesa di Santo Stefano a Bagnano, soppressa già nel 1599.
Si deve a Richard Offner (1933) l’attribuzione di questa tavola al Maestro del Bigallo, così chiamato dal Crocifisso conservato presso il Museo del Bigallo a Firenze, uno dei protagonisti più interessanti del panorama artistico fiorentino della prima metà del Duecento per il suo linguaggio caratterizzato dai colori luminosi e vivaci, assai vicino per costruzione compositiva ed innovazione stilistica al Maestro di Rovezzano, autore della bella Madonna custodita nella Chiesa di sant’Andrea a Rovezzano Firenze, e al Maestro di Greve, in particolare alla Madonna di Casale (Firenze, Gallerie degli Uffizi), entrambe opere eseguite nel primo quarto del Duecento. Su questi due artisti quindi si dovette formare il Maestro del Bigallo il quale, in epoca più tarda, si lasciò sedurre dai caratteri dolci e morbidi e dalla iconicità spirituale della pittura senese, come si evince dalla forte influenza che ebbe la Madonna dagli occhi grossi del Maestro di Tressa (Siena, Museo dell’Opera del Duomo) sulla tavola di Certaldo.